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EXPERIMENTUM CRUCIS 2024
ESPOSIZIONE ARTE CONTEMPORANEA MULTIMEDIALE
TITOLO EXPERIMENTUM CRUCIS 2024
CURATORE Rosa Anna Musumeci
ARTISTI Gianfranco Anastasio, Paolo Angelosanto, Matteo Attruia
Younes Baba-Ali, Francesco Balsamo, Priscilla Beccari
Maura Biava, Davide Bramante, Stefano Cagol, Gianluca Capozzi
Tiziana Cera Rosco, Gisella Chaudry, Alessandro Costanzo
Marco Dalbosco, Venia Dimitrakopoulou, Pietro Fortuna
Eva Frapiccini, Giovanni Gaggia, Lior Gal, Alice Grassi
Francesca Grilli, Antonio Guiotto, Gianluca Lombardo
Claudio Maccari, Claudio Marini, Elena Mazzi, Leopoldo Mazzoleni
Mattia Ozzy B., Daniele Pario Perra, Isabella Pers, Tiziana Pers
Maurizio Pometti, Michele Spadaro, Sara Tirelli, Miha Strukelj
Adam Vačkár, Sasha Vinci, Serena Vittorini, Void, Francesco
Voltolina, Wang JingYun
INAUGURAZIONE Domenica 28.07.2024 18.00>23.00
SEDE EX-CASERMA CASSONELLO via Giuseppe Garibaldi 1 Noto (SR)
DURATA 28 luglio>31 dicembre 2024
ORARI luglio-agosto merc-dom 10.00>13.00 o su appuntamento
settembre-ottobre giov - dom 11.00>13.00 o su appuntamento
novembre-dicembre su appuntamento
ORGANIZZAZIONE ARTECONTEMPORANEA associazione culturale
COLLABORAZIONI Collica & Partners Gallery | Galleria Umberto Di Marino Napoli
Marina Bastianello Gallery Venezia | Graci Collection Mantova
Afrodite Oikonomidou Torino
INFO Rosa Anna Musumeci +39 3471358448
musumecicontemporary@gmail.com
www.artecontemporaneavaldinoto.com
Comune di Noto +39 3667348419
<Senza contrari non c’è progresso>. La sentenza di Blake data dal XVIII secolo, ma coglie in pieno lo spirito delle opere del XXI di Experimentum Crucis 2024. Una rassegna in contrasto con tutte le incurie, discriminazioni, devastazioni che tormentano uomini, animali, mondo inanimato. A cominciare dalla transomofobia e dai diversamente abili, passando per le <bestie da macello>, poi alla terra stessa, dai vulcani al mare. I nomi di Stefano Cagol, Tiziana Cera Rosco, Venia Dimitrakopoulou, Eva Frapiccini, Giovanni Gaggia, Alice Grassi, Claudio Maccari, Elena Mazzi e Sara Tirelli, Mattia Ozzy B., Isabella Pers, Tiziana Pers, Miha Strukelj, Adam Vačkár, sono esplicitamente associati ai conflitti fra uomini o fra uomini e natura (la natura del proprio corpo, in Cera Rosco), con metafore e allegorie trasparenti quanto potenti, inquadrate da un linguaggio formalmente parsimonioso, privo di declamazioni e ridondanze e perciò esatto, rigoroso. In controcanto, gli inviti di Michele Spadaro ad ascoltare la voce dell’Etna, di Maura Biava, Francesco Voltolina, Wang JingYun all’integrazione con la natura (per suono, immagini, poesia visiva) e di Francesca Grilli a riconoscere la bellezza di un handicap che il suo racconto rovescia in forza guaritrice, salvifica.
Ma gli uomini sono in lotta, e in cerca di conciliazione, anche con se stessi, e uno sguardo interiore riflessivo o critico, quando non un’angoscia antropologica, viene da altri: Priscilla Beccari, Alessandro Costanzo, Marco Dalbosco, Lior Gal, Gianluca Lombardo, Maurizio Pometti, Simone Tunbridge. Seguono le prospettive ironiche, drammatiche e chiaroveggenti, di Younes Baba-Ali e Matteo Attruia, autoironiche in Antonio Guiotto, più composite in Davide Bramante e Gianluca Capozzi, che sovrappongono pittura, fotografia, scultura. E mentre Sasha Vinci disumanizza il nutrimento più accessibile all’uomo, Gianfranco Anastasio, Francesco Balsamo, Leopoldo Mazzoleni e i Void studiano quasi sperimentalmente la risposta imprevedibile, e la sorpresa conseguente, che può nascere dalla giustapposizione o dal mescolamento di elementi eterogenei naturali o no, dai quali si attende una sintesi visiva inusualmente poetica.
Infine, la critica più apertamente politica, anti-istituzionale di Claudio Marini e Daniele Pario Perra,
o valoriale, nell’identificazione di Paolo Angelosanto dell’umano con il divino. E anarchica nel rifiuto
di ogni forma di rappresentazione di Pietro Fortuna.
Tanto basta per capire non solo la vastità degli spazi della creazione artistica, ma le sue differenziazioni, peraltro non solo tematiche, ma anche di media espressivi (pittura, scultura, installazione, fotografia, video, computer, suono, performance, and what next?). Di sicuro, quindi, il prodotto artistico non corre rischi di standardizzazione o quantomeno ai rischi oppone la resistenza dei nomi propri dei suoi uomini e donne ai nomi collettivi delle categorie, delle classi, dei generi, che sono le chiavi di volta della conoscenza scientifica. Anche se si fosse d’accordo (e non lo si è) che in fondo dire arte vuol dire rappresentazione, il minimo denominatore comune è illusorio perché si può rappresentare l’impossibilità della rappresentazione (come Fortuna) accanto a rappresentazioni quasi-descrittive, materiche, astratte, oniriche, virtuali. Ma l’errore è prendere questo per confusione, quando si tratta invece di complessità, una complessità alla quale gli artisti non voltano le spalle, nell’illusione che semplificare significhi ordinare, e quindi comprendere. All’usuale convenzione, essi oppongono l’ambizione di afferrare la complessità con l’integrità, cioè dicendo sul mondo la verità, tutta la verità, che è in loro. E proprio in questo tutti gli itinerari si compongono in unità, ordine e intelligenza, pur senza rinunciare a distinte identità.
<Without contraries, no progress>. Blake’s saying dates from the XVIII century, but is equally applicable to the spirit of the contemporary artworks shown in Experimentum Crucis 2024. An exhibition at odds with whatever negligence, discrimination, ravage affecting men, animals, still world. To begin with, transhomophobia and differently ables, then animals, namely so-called <beasts for slaughter>, then earth itself, from vulcanos to the oceans. Stefano Cagol, Tiziana Cera Rosco, Venia Dimitrakopoulou, Eva Frapiccini, Giovanni Gaggia, Alice Grassi, Claudio Maccari, Elena Mazzi e Sara Tirelli, Mattia Ozzy B., Isabella Pers, Tiziana Pers, Miha Strukelj, Adam Vačkár, explicitly deal with the conflicts among men, as well as men and nature (the nature of her own body, for Cera Rosco) with metaphors and allegories both powerful and thrifty, free of declamations and redundancies, as stringent as effective. In counterpoint, Michele Spadaro invites at listening to the Etna voice, while Maura Biava, Francesco Voltolina, Wang JingYun praise man-nature integration (by sound, images, visual poetry), and Francesca Grilli expounds the beauty of a disability that her video tale transfigures into in healing, redeeming, strength.
But men are also fighting, and looking for conciliation, with themselves, and other artists turn inward critically or reflexively, if not driven by an anthropologic distress: Priscilla Beccari, Alessandro Costanzo, Marco Dalbosco, Lior Gal, Gianluca Lombardo, Maurizio Pometti, Simone Tunbridge. With another twist, the postures, ironic, dramatic and clairvoyant, of Younes Baba-Ali and Matteo Attruia, Antonio Guiotto’s tragicomic selfdeprecation, Davide Bramante’s and Gianluca Capozzi’s paradoxical overlapping of painting , photography, sculpture. And while Sasha Vinci dehumanizes the most basic human food, Gianfranco Anastasio, Francesco Balsamo, Leopoldo Mazzoleni, and The Void launch a quasi-experimental test on the reaction out of the mixing of heterogeneus materials, expected to result into a surprising, unusually poetic visual synthesis.
Last but not least, Claudio Marini’s abstract cry against the war, Daniele Pario Perra’s critique of the marriage rituals, and Angelosanto’s selfidentification with the divine share the umpteenth facet of the art targets: the established institutional and values domain. While Pietro Fortuna opts for an
anarchist posture by rejecting all sorts of representation.
That’s enough for catching, in addition to the scope of the space of artistic creation, its inner differentiation by a host of topics and, of course, of media (painting, sculpture, installation, photography, video, computer, sound, live performance, and what next?) To be sure, the artworld does not risk the banality of standard commodification, or at least is still able to counter such risk with the endurance of the proper names of its women and men against the collective names of categories and classes that are the keystones of scientific knowledge. Even if it were sure (and it isn’t) that to say art is to say representation, the least common denominator is deceiving because it is equally possible to represent the impossibility of representation (like Pietro Fortuna in this show) alongside quasi-descriptive, materic, abstract, oneiric, virtual, representations. The mistake, however, is to dub this confusion, whereas the right word is complexity. A complexity that artists accept to deal with, thus rejecting the illusion that to simplify mean bringing order and, by bringing order, to attain understanding. Against the usual convention, they aim at catching complexity by their integrity, i.e by saying on the world the truth, all the truth, within themselves. And precisely this common attitude feeds order, understanding, and knowledge, while not giving up any peculiar identity.
<Sans contraires, pas de progrès>. Les mots de Blake datent du XVIII siècle, mais sont tout à fait pertinents aux travaux du XXI du Experimentum Crucis 2024. Une expo à l’encontre de toutes incuries, discriminations, devastations, qui troublent hommes, animaux, monde inanimé. De la transhomophobie et les handicapés, aux <bêtes de boucherie>, à la terre même, des volcans à la mer. Stefano Cagol, Tiziana Cera Rosco, Venia Dimitrakopoulou, Eva Frapiccini, Giovanni Gaggia, Alice Grassi, Claudio Maccari, Elena Mazzi e Sara Tirelli, Mattia Ozzy B., Isabella Pers, Tiziana Pers, Miha Strukelj, Adam Vačkár, s’occupent explicitement des conflits entre hommes, ou entre les hommes et la nature (la nature de son corps pour Cera Rosco), que leurs travaux représentent par métaphores et allegories aussitôt claires que puissantes, à travers un langage formellement essentiel, dépourvu de déclamations et excès gratuits, précis et rigoureux. En contrepoint, les invitations de Michele Spadaro à écouter la voix de l’Etna, de Maura Biava, Francesco Voltolina, Wang JingYun à l’integration (par son, images, poésie visuelle) avec la nature, et de Francesca Grilli à reconnaitre la beauté d’un handicap que son conte rebours en force guérisseuse, salvifique.
Mais les hommes luttent aussi, et sont en cherche de conciliation, avec eux-mêmes, et d’autres artistes affichent un regard intérieur, réflexif ou critique, parfois dérivant dans l’angoisse anthropologique: Priscilla Beccari, Alessandro Costanzo, Marco Dalbosco, Lior Gal, Gianluca Lombardo, Maurizio Pometti, Simone Tunbridge. À suivre, les points de vue ironiques, dramatiques et clairvoyantes, de Younes Baba-Ali et Matteo Attruia, l’autoironie de Antonio Guiotto, la composée juxtaposition de peinture, photographie, sculpture de Davide Bramante et Gianluca Capozzi. Et tandis que Sasha Vinci déshumanises la nourriture la plus universelle de l’homme, Gianfranco Anastasio, Francesco Balsamo, Leopoldo Mazzoleni et les Void se penchent de façon quasi-expérimentale sur la réponse imprévisible, et donc la surprise, que peux naître par le mélange d’éléments hétérogènes, d’origine naturale et artificiale, et déboucher dans une synthèse visuelle inhabituellement poétique.
Pour conclure, la critique la plus explicitement politique, à caractère anti-institutionnel, de Claudio Marini et Daniele Pario Perra, ou à la rencontre des valeurs religieux dans l’identification de Paolo Angelosanto du divin avec l’ humain. Et encore, le rejet anarchique de toutes sortes de représentation envisagé par Pietro Fortuna.
Assez pour entendre l’ampleur des espaces de la creation artistique, à laquelle il faut ajouter le différenciations internes, soit thématiques que de mediums (peinture, sculpture, installation, photographie, vidéo, computer, son, performance, et quoi plus?) Il va donc de soi que le produit artistique ne risque pas vraiment la standardisation, ou oppose quand même au risques la résistance des noms propres de ses femmes et hommes aux noms collectifs des catégories, classes, genres, qui sont les pierres angulaires de la connaissance scientifique. Même si on était d’accord que l’art ne peut être autre que représentation (et on ne l’est pas!), le plus petit dénominateur commun est illusoire parce que il est tout à fait possible représenter l’impossibilité de la représentation (comme le fait Fortuna) à coté de représentations quasi-descriptives, materiques, abstraites, oniriques, virtuelles. Mais l’erreur est prendre cela pour confusion, tandis qu’il se traite d’une complexité à laquelle les artistes ne tournent pas le dos dans l’illusion que simplifier signifies mettre ordre, et donc comprendre. À cette banale convention ils opposent l’ambition de saisir la complexité avec leurs intégrité, soit en disant sur le monde la vérité, toute la vérité, qu’ils ont dedans. Et c’est là que tous parcours trouvent unité, ordre et compréhension, sans renoncer à identités différentes.
EXPERIMENTUM CRUCIS 2023
ESPOSIZIONE ARTE CONTEMPORANEA MULTIMEDIALE
TITOLO EXPERIMENTUM CRUCIS 2023
CURATORE Rosa Anna Musumeci
ARTISTI Matteo Attruia, Younes Baba-Ali, Roberta Baldaro, Francesco Balsamo
Angelo Barone, Maura Biava, Giovanna Brogna, Gianluca Capozzi, Mauro
Cappotto, Carmen Cardillo, Tiziana Contino, Alessandro Costanzo, Michel
Couturier, Venia Dimitrakopoulou, Pietro Fortuna, Eva Frapiccini, Lior
Gal, Alice Grassi, Francesca Grilli, Anna Guillot, Gianluca Lombardo
Loredana Longo, Andre Mangione, Gabriele Massaro, Elena Mazzi
Meletios Meletiou, Ruben Montini, Carmelo Nicosia, Mattia Ozzy B.
Alessandro Piangiamore, Valentina Perazzini, Anna Raimondo
Cosimo Veneziano, Sasha Vinci, Serena Vittorini, Francesco Voltolina
INAUGURAZIONE Domenica 25.06.2023 18 > 23
SEDE EX-CASERMA CASSONELLO Via Giuseppe Garibaldi 1 Noto (SR)
DURATA 25 Giugno > 31 Dicembre 2023
Orari Giugno-Agosto Merc-Dom 10.00 >13 .00 o su appuntamento
Settembre-Ottobre Giov-Dom 11.00 >13 .00 o su appuntamento
Novembre-Dicembre ___________________________su appuntamento
ORGANIZZAZIONE ARTECONTEMPORANEA associazione culturale
COLLABORAZIONI aA29 Project Room Milano | Collica & Partners Gallery Catania | Galleria
Umberto Di Marino Napoli | Graci Collection Mantova | Mauro Crachi Noto
Afrodite Oikonomidou
RINGRAZIAMO Assessorato alle Pari Opportunità Comune di RE
Associazione Nondasola RE | Alfredo D’Urso e Lucia Barbagallo
Gaetana Gagliano | Giuseppe Grassi e Cristina Arena Vasta
Giovanna Monceaux Pirronello | Felicia, Rosanna e Silvana
Musumeci | Filippo Pappalardo | Alessandra Tamburro
INFO Rosa Anna Musumeci +39 3471358448
www.artecontemporaneavaldinoto.com
musumecicontemporary@gmail.com
Comune di Noto
Paolo Interlando +39 3667348419
Experimentum Crucis, secondo atto, una continuità discontinua. Rispetto al 2022, molte new entries, ma non cambiano natura e scopo della ricerca visiva, l’interrogativo che il soggetto pone all’oggetto, al mondo. O il mondo al soggetto? Poco importa, perché l’artista è per natura da entrambe le parti, rappresenta se stesso nel mondo, nei suoi oggetti, è padrone di sé e dell’altro da sé, fa tutt’uno del concetto e dell’oggetto, anzi materializza l’uno nell’altro. In questo modo, opera sempre e soltanto entro l’universo del significato, della cultura, e alla cultura riporta la natura, anzi riconosce la natura come un elemento della cultura, e ne trae logiche conseguenze. La prima è l’infusione dell’universale nel particolare, l’espressione in ogni oggetto specifico e concreto di un concetto generale e astratto. Secondo, se l’oggetto rappresentato è qui e ora, ma incorporando il generale e l’astratto anche ovunque e per sempre, l’opera d’arte ha una pretesa di verità, rivendica molto più di una superficiale apparenza estetica e bellezza, e si costituisce come un’essenza, permanente e ubiqua. In questa mostra, insomma, vediamo, udiamo, tocchiamo, colori, forme, suoni, immagini, tessuti e tele dipinti o stampati, foto, video, installazioni di effetti personali o pani di cemento, sfere metalliche, insegne al neon, ceramiche, vesti di carta o cartoline, che sono quello che sono e tutt’altro: linguaggio, pensiero, in quanto tali realtà extrasensoriali, nelle quali si materializza la verità proclamata o denunciata dall’artista.
Ma se ogni artista rivendica la sua verità, non si torna al plurale, al molteplice, al confronto, e eventualmente allo scontro, fra voci che esprimono solo individualità? E non si rinuncia quindi a soddisfare il criterio che “la verità è il tutto” (Hegel)? Sì, perché gli artisti sono uomini, e l’uomo ha una dimensione ontica, fenomenica, idiosincratica, effimera. E no, perché l’ontico è l’involucro del fondo ontologico (Heidegger), di un’essenza universale e stabile, che parla un unico linguaggio e permette di riconoscersi e riconoscere. Attraverso il riconoscimento, si costituisce un’unità nella diversità, che ha la stessa struttura per tutti gli uomini, ma è declinata in maniera peculiare dagli artisti. Essi sono uniti, e si esprimono e intendono, per metafore e allegorie, cioè trasformando l’oggetto, “il fenomeno, in concetto, e il concetto in immagini” (Goethe). Immagini fruibili emotivamente o da interpretare razionalmente, ma che comunque parlano del soggetto e attraverso lui vivono.
E’ così che l’artista accede (e ci fa accedere) a una realtà che non è che opera (e viceversa), e a una forma di conoscenza che tralascia i processi causali e il dualismo uomo-mondo propri della scienza, ma come la scienza produce generalizzazioni, o <leggi>, o perlomeno detta regole comportamentali perfettamente riconoscibili. Queste regole sono incorporate nel complesso di valori e disvalori umani che le metafore e le allegorie disseminate nel percorso della mostra fanno trasparire e sollecitano a rispettare o esecrare: cooperazione o conflitto, compassione o indifferenza, inclusione o esclusione, pace o guerra, odio o amore, violenza o tenerezza, tripudio o disperazione, gratificazione o frustrazione, libertà o costrizione. L’invito è a estrarre queste verità invariabili dalle variabili espressioni degli artisti esposti. E a divertirsi individuandole, nell’etimo tutt’altro che ludico del termine: de-vertere - cambiare, e eventualmente rovesciare, direzione e sguardo.
Experimentum Crucis act two, between continuity and discontinuity. In 2023, many new entries, but the same nature and goal of visual research, the same question asked for by the subject to the object, to the world. Or the other other way around? No matter, because artists usually sit on both sides, they represent themselves within the world and its objects, they are able to master the inner self and the outer self, making a whole of both concept and the object, the one being materialized by the other. In so doing, artists work always within the universe of meaning, of culture, and even bring back nature to culture, recognizing the first as a cultural element, and thereby deriving two logical implications. First, the infusion of the universal within the specific, of a general, abstract concept within each individual, material, object. Second, as the represented object is both here and now and anywhere and forever in that it embodies the general and the abstract, that object acquires a truth claim, going well beyond a superficial aesthetic beauty and attaining the status of a permanent and ubiquitous essence. Thus, through this show we are seeing, listening at, touching, colors, forms, sounds, images, painted or printed canvases or fabrics, photographies, videos, installations of personal belongings or concrete bread pieces, iron and ceramic balls, paper clothes…all being what they are and a whole other: language, mind, extra-sensorial realities, materializations of the truth claimed by the artist.
Though, if each artist spells out her/his truth(s), aren’t we driven back to a babel tower of individual, specific, various, and even contradictory claims, thereby falling short of the basic requirement of a single “all-embracing truth” (Hegel)? Yes, because artists are just humans and humans are ontic, idiosyncratic, ephemeral creatures. And not, because the ontic dimension is no more than the apparent shell of an ontological core (Heidegger), a universal and stable essence speaking the same language and allowing humans to recognize and be recognized. Through the recognizing act, a unity within diversity is established and spelled out by all artists. They are united, express themselves, and understand their peers, by metaphors and allegories i.e., by turning the object, “the phenomenon, into concept, and the concept into images” (Goethe). Images that one might enjoy either emotionally or rationally, but anyway images speaking of the subject who created them and living within her/him.
In so doing, artists enter (and bring us within) a reality that is nothing but the artwork (or viceversa), and convey a form of knowledge that, though disregarding the dualism man/world and the causal processes of the scientific approach, shares with science the ability to produce generalizations, or “laws”, or at least well defined behavioral rules. These rules are embedded in the values and disvalues that the metaphors and the allegories spread through the exhibition let surface and will push the visitor towards approval or disapproval: cooperation or conflict, compassion or indifference, inclusion or exclusion, war or peace, love or hate, violence or tenderness, jubilation or despair, gratification or frustration, freedom or constriction. The visitor is invited to extract these invariant truths from the variable expressions of the 36 shown artists and to take them as seriously as their authors.
Experimentum Crucis, deuxième acte, une continuité discontinue. Beaucoup de nouvelles entrées, mais la même démarche de fond, la même question du sujet à l’objet, au monde. Ou du monde au sujet? Peu importe, car l’artiste est toujours des deux cotés, il se représente dans le monde, dans ses objets, il est maître de soi-même et de l’autre de soi, il fait coïncider concept et objet, en matérialisant en effet l’un dans l’autre. Ainsi il opère toujours et uniquement dans l’univers du sens, de la culture, et à la culture ramène la nature, pour en tirer les conséquences logiques. La première est l’injection de l’universel dans le particulier, l’expression dans chaque objet spécifique et concret d’un concept général et abstrait. Deuxième, si l’objet représenté est ici et maintenant, mais en incorporant le général et l’abstrait aussi partout et pour toujours, l’oeuvre d’art prétend à la vérité, revendique plus qu’une apparence esthétique et une beauté superficielle et se constitue comme une essence, permanente et omniprésente. En bref, dans cette exposition, nous voyons, entendons, touchons, couleurs, formes, sons, images, tissus et toiles peints ou imprimés, photographies, vidéos, installations d’effets personnels et pains en béton, des sphères métalliques, enseignes lumineuses et céramiques, vêtements en papier ou détails de peau humaine sur cartes postales…qui sont ce qu’ils sont et tout autre chose: langage, pensée, comme telles réalités extra-sensorielles, dans lesquelles se matérialise la vérité proclamée ou dénoncée par l’artiste.
Mais si chaque artiste affirme sa vérité ne reviendrons nous pas au pluriel, à la multiplicité, à la confrontation et finalement à l’affrontement entre voix qui n’expriment que des individualités particulières? Et ne nous renonçons nous pas au commandement (hégélien) que la “vérité est dans le tout”? D’une part, oui car les artistes ont comme tous les hommes une dimension ontique, idiosyncratique, éphémère. Mais de l’autre non, car l’ontique n’est que l’enceinte du sous-jacents ontologique (Heidegger), d’une essence universelle et stable, qui parle un seul et même langage et permet de se reconnaitre et reconnaitre. Par cette reconnaissance se constitue une unité dans la diversité dont la structure est identique pour tous, mais qui se manifeste de manière spéciale parmi les artistes. Ils sont unis, et s’expriment et communiquent, par métaphores et allégories, c’est-à-dire en “transformant l’objet en concept, et le concept en images” (Goethe). Des images à apprécier sur le plan émotionnel ou à interpréter rationnellement, mais qui parlent toujours du sujet et vivent en lui.
C’est ainsi que l’artiste accède (et nous fait acceder) à une réalité qui n’est que oeuvre (et vice versa) et à une forme de connaissance qui laisse de côté les processus de causalité et le dualisme homme-monde de la recherche scientifique, mais comme la science donne lieu à des généralisations, ou <lois>, ou au moins dicte des règles de comportement tout à fait reconnaissables. Ces règles sont incorporées dans l’ensemble de valeurs et de contre-valeurs humaines que les métaphores et les allégories à rencontrer dans le parcours de l’exposition font transparaître et incitent au respect ou à l’exécration: cooperation ou conflit, compassion ou indifference, inclusion ou exclusion, paix ou guerre, haine ou amour, violence ou tendresse, joie ou désespoir, gratification ou frustration, liberté ou contrainte. Les visiteurs sont invités à extraire ces vérités invariables sous-jacentes aux diverses expressions des 36 artistes exposés. Et à se divertir en les identifiant, au sens le plus sérieux du term: de-vertere - changer de direction et de regard.
EXPERIMENTUM CRUCIS 2022
ESPOSIZIONE ARTE CONTEMPORANEA MULTIMEDIALE
TITOLO EXPERIMENTUM CRUCIS 2022
CURATORE Rosa Anna Musumeci
ARTISTI Francesco Balsamo, Federico Baronello, Maura Biava
Barbara Cammarata, Gianluca Capozzi, Linda Carrara
Claudia Corrent, Alessandro Costanzo, Michel Couturier
Luca Cutrufelli, “Drifters (Valentina Miorandi+Sandrine
Nicoletta), Gabriele Fazio, Emilio Ferro, Pietro Fortuna
Lior Gal, Francesca Grilli, Anna Guillot, Elena Mazzi
Meletios Meletiou, Stefan Milosavljevic, Diego Miguel
Mirabella, Ignazio Mortellaro, Ute Müller, Nicola Pecoraro
Fabio Ranzolin, Agnese Spolverini, Philippe Terrier-Hermann
con Luca Avolio, Sasha Vinci, Francesco Voltolina, Marzio Zorio
INAUGURAZIONE Domenica 07.08.2022 h. 18 > 23
SEDE EX-CASERMA CASSONELLO Via Giuseppe Garibaldi 1 Noto (SR)
DURATA 7 Agosto > 31 Octobre 2022
ORARI Settembre Merc - Dom 11.00 >13 .00 o su appuntamento
Ottobre Merc - Dom 11.00 >13 .00 o su appuntamento
ORGANIZZAZIONE ARTECONTEMPORANEA associazione culturale It-Be
COLLABORAZIONI aA29 Project Room Milano, Collica & Partners Gallery Catania
Galleria Umberto Di Marino Napoli, Francesco Pantaleone
Palermo Milano, RizzutoGallery Palermo, Graci Collection
Mantova
RINGRAZIAMENTI FONDAZIONE ELPIS | On The Contemporary |
Carola Cometto Art C. | RioFavara Ispica (RG)
INFO Rosa Anna Musumeci +39 347 13 58 448
musumecicontemporary@gmail.com
www.artecontemporaneavaldinoto
Comune di Noto - Paolo Interlando +39 366 73 48 419
Individuare il comune denominatore della ricerca visiva contemporanea in una selezione della trentina di artisti di EXPERIMENTUM CRUCIS richiede un esercizio di astrazione intellettuale tanto più marcato quanto più la nuvola di punti formata dalle loro opere è numerosa. Se si concepisce la nuvola come la base di partenza della riflessione, occorre infatti distanziarsene per coglierla con un solo sguardo, o concetto. E se quando a fuoco lo sguardo restituisce più di un concetto inclusivo, si corre il rischio di dover scegliere: bello o vero?
Ma l’alternativa è eliminata dall’ordine di priorità appropriato: se il primum movens è la verità, il bello segue come effetto collaterale, e non viceversa. Per questo abbiamo preso a prestito dalla storia della conoscenza scientifica l’ EXPERIMENTUM CRUCIS, che per Bacone e Newton è il test decisivo della capacità delle teorie di spiegare una nuvola apparentemente eterogenea di fenomeni, fatti, cose. Se questa capacità c’è, la teoria è confermata, è vera, altrimenti è abbandonata, dichiarata falsa. Un criterio di conoscenza, dunque, “oggettivo", di cui il soggetto, l’Uomo, sarebbe il detective. Il mondo ci giace davanti, e il compito è descriverlo conformemente a se stesso, scoprendone le leggi di funzionamento.
Tuttavia, queste venerande proposizioni richiedono un significativo adattamento all’ EXPERIMENTUM CRUCIS artistico. Tanto più che, quattro secoli dopo la loro formulazione, sentiamo l’epistemologo contemporaneo dire “No entity without identity”, non c’è mondo senza il soggetto, senza un atto creativo che postuli concettualmente l’oggetto fisico, in modo analogo alla concezione mitica degli dèi omerici. “Tanto l’Olimpo fantasticato dagli Elleni, quanto il pianeta Terra, il sistema solare, le galassie, non sono pensabili che come presupposti culturali” (W. Van Orman Quine).
EXPERIMENTUM CRUCIS, dunque, non sulla natura, in quanto tale inconoscibile, ma sulla cultura che, umanizzandola, crea il solo percorso accessibile alla sua conoscenza. Percorso idealmente congeniale all"artista, dal momento che il suo linguaggio non è volto tanto a descrivere qualcosa, quanto a esprimere se stesso. E la conoscenza che esprimendo se stesso trasmette, oltrepassa deliberatamente le cose, i fatti, ciò che comunemente è considerato realtà oggettiva.
In breve, l’Arte racconta miti, si esprime per metafore, genera percezioni sistematicamente sinestetiche. Un albero percosso dal vento è “un dramma” per van Gogh, e il suo campo di grano in erba “qualcosa di indicibilmente puro e mite...pari all’espressione di un bambino dormiente”. E poi ecco i cavalli blu di Franz Marc, la cattedrale sommersa evocata dalla musica “liquida” di Debussy, il concettuale irriducibile anche nell’ opera apparentemente più realistica. In tutto questo, non illusorie percezioni sensoriali, né il filtraggio razionale del mondo esterno; ma la risonanza del mondo in interiore hominis. Poiché “no entity without identity”, l’artista incorpora la realtà almeno quanto ne è incorporato; e più si approssima all’ identità di soggetto e oggetto, più la sua comprensione si fa profonda emotivamente e lucida intellettualmente.
“A forza di fissare un sasso, un animale, un quadro, mi ci sono sentito entrare dentro”, scrive Flaubert. Come dire che esprimendo se stesso l’artista sintetizza in sé l’ altro da sé - oggetti fisici e fenomeni naturali, individuo, collettività, evento economico, sociale, politico, pace, guerra, tripudio, speranza, disperazione... E nella sintesi si costituiscono la ricchezza e l’ intensità di significato da sottoporre al test di verità dell’EXPERIMENTUM CRUCIS.
Finding a common denominator shared by the about thirty visual artists selected for EXPERIMENTUM CRUCIS requires an exercise of intellectual abstraction the more marked the larger the point cloud shaped by their works. Indeed, if the cloud as such is taken as the core for reflection, one has to stay at some distance in order to catch its whole significance by a single look, or concept. But if the look gave back more than one inclusive concept, a problematic alternative could follow: beauty or truth?
To avoid the dilemma, an assumption is in order: taking truth as the primum movens, beauty would come in as a by-product, but not viceversa. Hence, the choice to borrow from the history of scientific research the EXPERIMENTUM CRUCIS, the test designed by Bacon and Newton to evaluate a theory’s ability to explain a cloud of seemingly heterogeneous events, facts, physical things. If the test is passed, the theory is corroborated, is true, otherwise it is discarded as false.Thus, the test stands for an ‘objective’ knowledge criterion, whose subject, Man, would be the detector. The world lies before us, and our duty is to describe it as it is, by unveiling the laws by which it works.
Though, this venerable version needs a major adaptation to fit our EXPERIMENTUM CRUCIS. All the more so since four centuries after the founding fathers, the contemporary epistemology tells us “No entity without identity”, no world without the human subject, and his creative act of conceptual postulation of empirical objects. Much by the same mythical thinking that called into existence the Homeric Gods, planets, solar systems, and the galaxies, “can only be conceived as cultural presuppositions”. (W. van Orman Quine).
EXPERIMENTUM CRUCIS, then, not about the nature itself, which is as such unknowledgeable, but about cultures and the cultural agents, who can only catch the natural object by humanizing it. A perfect fit for the artist, since her/his language and research focus not so much on describing anything, as on self-expression; and the knowledge so transmitted deliberately oversteps mere things, facts, what is usually taken for objective reality.
Shortly said, Art speaks by myths and metaphors, as well as by evoking a world of synesthesic perceptions. A tree beaten by the wind is for Van Gogh “a tragedy”, as well as his green wheat field evokes “something extremely pure and sweet...analogous to the emotion prompted by the expression of a sleeping child”. And then, think of Franz Marc blue horses, or the submerged cathedral suggested by the “liquid” notes of Debussy, or the conceptual essence of the seemingly most descriptive painting.
At odds with deceiving sensorial perceptions, or the rational filtering of reality, what we have here is the resonance of physical world in interiore hominis. Since “no entity without identity”, the artist embodies reality as much as is embodied by the latter, thereby aiming at a virtual identity of the subject and the object which allows for the emotionally deepest, and intellectually clearest, understanding.
“À force de regarder un caillou, un animal, un tableau, je me suis senti y entrer’, Flaubert wrote. That is to say that, by expressing her/himself, the artist embraces the other from her/himself – be that physical objects and natural phenomena, as well as individual, collective, economic, social, political events, war, peace, jubilation, hope, despair...And by this synthesis take shape the richness and intensity of meaning to be submitted to the truth test of the EXPERIMENTUM CRUCIS.
Trouver un dénominateur commun pour la trentaine d’artistes présentés pour l’exposition EXPERIMENTUM CRUCIS demande un effort d’abstraction intellectuelle d’autant plus difficile que le nuage de points formé par leurs oeuvres est dense. En fait, si l’on place le nuage comme tel au coeur de la réflection, il faut s’en éloigner suffisamment pour l’embrasser tout entier. Et si ce regard inclut plus d’un concept, un choix très risqué s’en suit: beauté ou vérité?
Pour esquiver le dilemme, un critère est impératif: choisir la vérité comme <<primum movens>> et alors le sous-produit <<beau>> en découlera. D’où la décision d’emprunter à l’histoire de la connaissance scientifique l’EXPERIMENTUM CRUCIS que Bacon et Newton considéraient comme test décisif de la capacité des théories d’expliquer un nuage apparemment hétérogène d’ évènements, faits, phénomènes physiques. Si le test est passé alors la théorie est confirmée, vraie, autrement elle est abandonnée - un critère de connaissance <<objectif>> dont le sujet, l’Homme, est supposé être le détecteur. Le monde est devant nous, et notre tâche est de le décrire tel qu’il est, en découvrant les lois qui le gouvernent.
Toutefois, ces vénérables propositions classiques nécessitent d’une adaptation majeure pour aborder l’ EXPERIMENTUM CRUCIS artistique. Et d’ailleurs, quatre siècles après leurs formulation, l’épistémologie contemporaine nous dit: “No entity without identity”, pas de monde sans sujet, sans un’ acte créatif qui postule conceptuellement l’objet physique, dans un mode analogue de la conception mythique des dieux homériques. D’autant que les planètes, les systèmes solaires et le galaxies, ne sont “pensables qu’en termes de suppositions culturelles” (W. van Orman Quine).
EXPERIMENTUM CRUCIS ne porte pas sur la nature en elle-même, comme telle inconnaissable, mais sur les cultures et les sujets culturels par lesquels elle est humanisée et rendue accessibile. Un parcours idéal pour l’artiste, étant donné que son langage et sa recherche sont moins concernés par la description du monde qu’avec l’expression de soi-même. Et la connaissance qu’elle/il transmet en s’exprimant, va bien au-delà des choses, des faits, de tout ce qui est couramment défini réalité.
En bref, l’Art parles de mythes, s’exprime par métaphores, évoque une multitude de perceptions synesthésiques. Un arbre traversé par le vent décrit pour Van Gogh <<un drame>> et son champ de blé <<quelque chose d’infiniment pur et doux...pareil à l’expression d’un enfant dormant>>. Et ensuite, voici les chevaux bleus de Franz Marc, la cathédrale sous la mer évoquée par la musique liquide de Debussy, l’ âme conceptuelle de quelconque variété de réalisme. L’artiste intègre ainsi le monde au fur et mesure qu’il s’y est intégré. Et plus il se rapproche de l’identité entre sujet et objet, plus sa compréhension devient profonde sur le plan émotionnel et lucide sur le plan intellectuel.
<<À force de regarder un caillou, un animal, un tableau, je me suis senti y entrer>>, écrit Flaubert. En s’exprimant, l’artiste synthétise ainsi l’autre à partir de soi-même – objets physiques et phénomènes naturels, événement individuel, collectif, économique, social, politique, paix, guerre, jubilation espoir, désespoir... Et par cette synthése il constitue la richesse et l’intensité de sens à soumettre à l’épreuve de vérité de l’EXPERIMENTUM CRUCIS.