MIHA STRUKELJ
(Lubiana - SI 1973)
vive e lavora a Lubiana - SIlives and works in Ljublijana -SI
Chernobyl - 2001
pitturaolio su tela
45x60
Chernobyl - 2001
paintingoil on canvas
45x60
Miha Strukelj ha rappresentato la Slovenia al Padiglione del suo paese alla Biennale di Venezia nel 2009. Conta un elevato numero di mostre personali e collettive in Europa e America e suoi lavori si trovano presso istituzioni pubbliche e collezioni private di tutto il mondo. In Italia, è fra gli artisti della Collezione Gagliardi, Torino. Pittore, Strukelij si distingue per la pratica contemporanea di punta. L’artista non riproduce da modelli reali ma li legge attraverso gli stessi dispositivi utilizzati nelle cloches degli elicotteri da combattimento o negli strumenti diagnostici. Filtrando così le immagini punto per punto – o pixel per pixel – emerge un processo di produzione metodico e analitico al tempo stesso. Il dualismo che nel secolo XX si è consumato fra pittura e fotografia si materializza nelle opere di Strukelj in un confronto fra la realtà e e la sua scansione. Il risultato - evidente in Chernobyl - è una ristrutturazione fredda quanto apocalittica dell’immagine, una perfezione asettica come da autopsia, dalla quale trapela una sorta di quieto, rassegnato, orrore.
courtesy collezione privata
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Miha Strukelj has represented Slovenia at the 2009 Venise Biennale. His record includes
manifold solo and collective shows both in Europe and the Americas, as well as number of
public and private collectors, first and foremost the Gagliardi society in Turin. Strukelj’s research is marked by a cutting-edge painting practice. Rather than replicate real world patterns, the artist reads them through the same devices available in the cloches of combat helicopters or in diagnostic tools. By filtering the images point by point, or pixel by pixel, Strukelj’s work leads to a both methodic and analytic processing of perception. The XX century dualism between painting and photography thus turns into a comparison
between reality and its electronic scanning. The outcome - all the more remarkable in Chernobyl - is a cold as well as apocalyptic restructuring of reality, a purely aseptic, or more properly autopsic, imagery, whose content calls for a quiet, resigned, horrified reaction.
courtesy private collection
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